
“Per andare su queste altissime monti e valli di 100, 200 e piú metri di chiaccio la pacce non potrá arrivare altro che con la nostra morte.”
Le parole (errori grammaticali compresi) del diario di un soldato trentino che combattè ai 2623 metri del Passo Cercen, nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, sintetizzano al meglio la durezza, e spesso l’inutilità, della Guerra Bianca, quella che, durante la prima Guerra Mondiale, si svolse per la prima volta ad alta quota, sui ghiacciai alpini che raggiungono e superano i 3000 metri.
A questa guerra la rivista National Geographic Italia ha dedicato un ampio servizio (28 pagine) e la copertina nel numero di marzo 2014 che è stato presentato il 12 marzo al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto.
Era presente, tra gli altri, il fotografo aostano Stefano Torrione autore delle foto del servizio (il testo è di Michele Gravino) che si intrecciano con le immagini storiche fornite dal Museo della Guerra di Rovereto che la presentazione ha organizzato.
«E’ un servizio– spiega Torrione- che si inserisce nelle celebrazioni del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale che in Trentino, che faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, iniziò nel 1914. Per farlo, tra luglio ed orttobre 2013, ho percorso tutto il gruppo dell’Adamello-Bresanella, dove, tra l’altro ha combattuto il Battaglione Aosta, arrivando ai 3200 metri del Cresta Croce dove si trova l’Ippopotamo, un cannone di 60 quintali portato in cima dagli Alpini nel 1916.»
E’ uno degli esempi più eclatanti di quel processo di “urbanizzazione” della montagna che, per permettere di combattervi, portò a costruire in alta quota strade, teleferiche, linee telefoniche ed elettriche, baracche o veri e propri villaggi.
E’ il caso della galleria del corno di Cavento, scavata nella roccia dagli austriaci a 3.400 metri d’altitudine, che era lunga 62 metri e serviva da postazione di artiglieria e da alloggio per una quarantina di soldati. Abbandonata a fine guerra, è rimasta bloccata per 80 anni, finchè il ritiro del ghiacciaio (“in un secolo e mezzo il ghiacciaio dell’Adamello si è ritirato di due chilometri”) ha permesso di individuarla, recuperando oggetti che questo “enorme frigorifero sbrinato” aveva conservato perfettamente.
Ritirandosi, i ghiacci hanno restituito anche i corpi di soldati della Guerra Bianca, e Torrione ne ha immortalato i toccanti funerali, mentre vengono seppelliti con un rituale d’altri tempi che vede in prima fila anziani in divisa da Alpini e Kaiserjäger.
Le foto a colori del post sono di STEFANO TORRIONE