Sono giovani, entusiasti e pieni di idee e talento. Sono anche delle «teste toste», quanto basta (non a caso la compagnia si chiama Qu.bì) per tentare, dal 2012, in Valle l’avventura del «teatro un pò sperimentale, fondamentalmente contemporaneo, che si prende gioco delle nevrosi di tutti. Anche delle nostre.» Sempre con pièce inedite, scritte e dirette dal loro leader Gilles Cheney ma con importanti contributi dell’aiuto regista Tiziana Valore e degli attori Chiara Armand, Vanessa D’Agostino, Loredana Iannizzi, Silvio Pepino ed Elvis Pernet.E’ stato così anche il 31 maggio e 1° giugno, alla Cittadella dei Giovani di Aosta, per il loro nuovo spettacolo «BOX PO36D». La scenografia che lo ha caratterizzato era costituita da una gabbia metallica che imprigionava cinque personaggi che, inventandosi proprie verità “pulite e lucide”, si illudevano di vivere una realtà dove “tutto è a posto, tutto è fatto come si deve”. C’era, così, chi viveva per ricevere la proposta del suo finto Gregorio, chi per superare il suo finto esame, chi per far scoppiare la sua finta bomba che cambiasse il mondo e chi, infine, per fare la sua finta lezione di Pilates, in modo di potersi vantare del suo “stacco di cosce, delle sue labbra, di come muove bene il culo”. Su tutti aleggiava un Dio dei giorni nostri, che a tratti si distraeva per parlare “al telefono col suo commercialista”.
Questa claustrofobica e surreale routine è stata scossa («per dinamizzare la scena») dalla decisione di nominare uno di loro, Maurizio, perché uscisse dalla gabbia per tornare a raccontare cosa c’è fuori. Una specie di “lutto” che ha scatenato ancor più le paranoie dei protagonisti, fino al punto di impugnare le pistole contenute nei sacchi che periodicamente venivano gettati all’interno della gabbia da Tiziana Valore e Gilles Cheney per iniziare una folle roulette russa scandita da un timer.
«BOX PO36D– ha spiegato quest’ultimo- è uno spettacolo che racconta l’uomo e il mondo che si è costruito, tra le pareti della comfort zone e quella dei social, in una lotta per non perdere il controllo su se stessi. Nel titolo c’è l’indirizzo di un negozio di Torino, in Via Po 36 D, che ha ispirato lo spettacolo.» Il box è l’ennesima forma geometrica intorno cui ruota il teatro della compagnia. Lo stesso nome, Qu.bì, ed il logo si rifanno al grosso cubo all’interno del quale c’erano due cubi più piccoli, che caratterizzava la loro prima pièce del 2014: «MeglioPrimaEffettivamenteNonSiSaMai». Lo spettacolo è stato autofinanziato da Qu.bì, con la collaborazione di De Marchi Gianotti gioiellerie.
