L’ultima volta che era venuta in Valle, il 24 marzo 2011, Elisa si era esibita proprio in quel Palais Saint Vincent, che la sera del 9 maggio l’ha nuovamente ospitata per l’evento musicale clou della Saison Culturelle 2018-2019. Nel 2011 la prima parte, più meditativa, di un concerto acustico aveva lasciato la platea un po’ freddina. Al punto che la cantautrice friulana aveva esclamato: «bisogna dire al sindaco di Saint-Vincent che deve togliere le sedie perché ammosciano». Corsi e ricorsi storici, è stato così anche il 9 maggio, per la tappa valdostana del tour promozionale dell’ultimo album “Diari aperti”. Dopo un’apertura disturbata da inconvenienti tecnici del cantautore bellunese Simone Zampieri, in arte The Leading Guy, le prime quattro ballate intimiste di “Diari aperti”, suonate da un’Elisa in penombra al pianoforte, hanno, infatti, ottenuto solo applausi tiepidi dal pubblico, in gran parte di suoi fans, che gremiva il Palais. «Le sedie sono inevitabili perché ho scelto di portare questo live nei teatri.- aveva spiegato prima del concerto Elisa- Avevo bisogno di un luogo intimo per presentare dal vivo “Diari aperti”, in modo da entrare in contatto diretto con il pubblico. L’album è il manifesto di come sono io: parlo di sentimenti e cose vissute, racconto la mia esistenza, la mia fragilità che può essere una forza, il mio essere allegramente confusionaria, l’amore per la mia famiglia e mio marito. Una certa intimità era, quindi, necessaria, anche se nella seconda parte ci scateniamo.»
Molto meglio è stato quando, sedutasi al centro del palco, ha cominciato a sciorinare cavalli di battaglia come “Eppure sentire”, “Heaven out of hell” e “Luce (Tramonti a Nord est). Intimo è stata anche il finale della prima parte con una solitaria versione di “Quelli che restano”, in cui nell’album aveva duettato con Francesco De Gregori, che, eccezionalmente, aveva accettato di interpretare parole non sue. «È stato davvero un sogno poter lavorare con lui.- ha confessato la cantautrice- Le sue canzoni sono per me un punto di riferimento e l’esempio di una musica umana e viva. L’idea mi è venuta mentre componevo la canzone che parla di integrità, di valori e del non tradire se stessi. E Francesco è un esempio vivente di tutto questo. Mentre scrivevo immaginavo la sua voce che cantava e speravo di fare qualcosa in linea col suo mondo. E così è stato.»
Come conferma l’ultimo video di “Vivere tutte le vite’ in cui duetta con il rapper Carl Brave, Elisa è, probabilmente, la cantante italiana più aperta alle nuove tendenze. Che musica ascolti?, le abbiamo chiesto. «Sono abbastanza onnivora dal punto di vista musicale, mi piace scoprire in quale direzione va la musica e non ho pregiudizi di nessun tipo. Tra i miei miti e punti di riferimento ci sono Dolores O’Riordan, Björk, Tori Amos, Alanis Morissette, Sarah Vaughan, Aretha Franklin ed Ella Fitzgerald, ma anche Bob Dylan. Oltre a De Gregori, sono tanti anche gli italiani.»
Molte di queste influenze sono venute fuori nella seconda parte, più elettrica ed energica, del concerto, in cui si è esaltata la band guidata dal marito di Elisa, il chitarrista Andrea Rigonat, che comprendeva Andrea Fontana (batteria), Matteo Bassi (basso), Gianluca Ballarin (tastiere), il Quartetto d’archi Archimia e le coriste Sharlotte Gibson, Jessica Childress e Roberta Montanari.
Musicisti pronti ad assecondarla anche quando ha improvvisato momenti “”Quark” in cui, novella Piero Angela, ha dissertato su un fantomatico dinosauro Nazgul che emetteva gli squittii isterici di una spettatrice della platea. Durante tutta la serata, poi, sul maxi schermo alle sue spalle sono scorse le immagini dei suoi diari di 22 anni di carriera.Quando si è presentata con tanto di tamburo a tracolla per cantare “A prayer”, in cui tocca i temi a lei cari dell’ecologia, vi sono comparse immagini di Greta Thunberg, del Fridays for Future ed il proverbio indiano “Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”. L’amore per la natura avvicina Elisa anche alla Valle d’Aosta. «E’ una terra molto affascinante, per alcuni aspetti anche vicina al mio Friuli.- ha confessato- Mi attrae soprattutto la sua campagna disseminata di castelli e fortezze medievali molto suggestive. Ricordo che durante il concerto ad Aosta del 2010, nonostante fosse inizio settembre, c’era molto freddo e pioggia battente ma questo non aveva fermato le oltre 7.000 persone che erano in Piazza Chanoux per ascoltarmi e ballare con me. E’ stato un grandissimo segno d’affetto.» Il 9 maggio al Palais erano meno, ma immutato è stato l’affetto dimostratole, materializzatosi in un cuscino a forma di cuore con cui nel finale ha salutato i fans. “Grazie Saint-Vincent.- ha concluso- Per l’energia, per l’affetto, per esserci stati e avere portato così tanta bellezza.”