Lo scorso anno il sassofonista aostano Manuel Pramotton presentò al Torino Jazz Festival (e successivamente a CHAMOISic) una rivisitazione del rap di Frankie Hi Nrg alla luce del jazz dai sapori mediorientali dei suoi Al Jazzeera. Un connubio riuscito, che ha riproposto la sera del 24 maggio, alla Cittadella di Aosta nell’ambito del nono appuntamento della rassegna Cambiomusica della Scuola di Formazione ed Orientamento Musicale. Al posto degli Al Jazzeera c’era, però, la JazzSfomOrchestra diretta da Pramotton, e al posto di Frankie Hi Nrg il trentottenne rapper aostano Andrea Sago Di Renzo.
«La maggior parte dei pezzi che ho fatto– ha spiegato Sago- viene da “Verba manent”, l’album con cui nel 1993 iniziai ad ascoltare rap. Quando ho sentito “Potere alla parola” mi sono detto: “Mamma mia questa è roba mia”. E’ stato il primo rapper italiano ad ottenere un contratto discografico con un’etichetta come la BMG. Adesso, che mi sono spostato su altre cose, lo vedo come un po’ troppo didascalico e poco poetico, ma cantarlo è un emozionante tornare indietro nel tempo.» Oltre a “Potere alla parola”, da “Verba manent” Sago ha rappato “Faccio la mia cosa”, “Libri di sangue” (dedicato a problemi come il razzismo e lo sfruttamento delle donne) e “Fight da faida” (denuncia di mafia, camorra e politici corrotti). Dal secondo album, “La morte dei miracoli” del 1997, ha, invece, tratto “Autodafè” e l’epocale “Quelli che benpensano” sugli arrampicatori sociali. “Elefante” («parla delle persone miti che finiscono per essere sfruttate») era, invece, tratta dal, per adesso, ultimo album di Frankie “Essere umani” .
Il concerto si è aperto con “Sun And Mountains” dell’Armenian Navy Band di Arto Tunçboyaciyan, il musicista armeno con cui Pramotton ha recentemente collaborato. «Su questa musica ho rappato il testo di “Noi Voi”. – ha precisato Sago- Tratto dal mio ultimo album coi Princìpi, parla dell’esperienza coi migranti che ho avuto nell’ambito del mio lavoro con la cooperativa sociale Arc en Ciel. Vi accenno agli stereotipi ed all’odio riservato loro dall’Occidente dal “cuore freddo, dove i soldi non ti fanno più contento”. Concludendo che, in realtà, “il vero problema non arriva nè dal Mali nè dalla Guinea. Ci troviamo tutti quanti nella stessa situazione, siamo tutti nella stessa barca, stesso gommone.»
