La trentaduenne cantautrice brasiliana Mayra Corrêa Aygadoux, meglio nota come Maria Gadú, esibitasi la sera del 29 novembre allo Splendor di Aosta, è tra gli astri nascenti della Musica Popolare brasiliana. Lo testimoniano successi come “Shimbalaiê”, contenuto nel suo primo album che nel 2009 conquistò il disco d’oro e fu per cinque settimane al primo posto anche delle classifiche italiane. O le ripetute nomination ai Latin Grammy Award, gli Oscar della musica. O, ancora, le folle di spettatori che raccoglie in Brasile ed i concerti in giro per il mondo, Italia compresa. «Più che i milioni di follower su Twitter i miei occhi brillano per l’allegria di suonare.- precisa- E suonare coi miei idoli. Come Caetano, per esempio.» Tra le tante collaborazioni con big brasiliani come Gilberto Gil, Milton Nascimento e Ivan Lins (riunite nell’album “Nos”), la sua predilezione va indubbiamente a Caetano Veloso. «Lo ascoltavo già nella pancia di mia madre, che era sua grande fan. Poi l’ho studiato a lungo. Finché 12 anni fa è venuto ad un concerto che ho fatto a Rio de Janeiro e mi ha invitata a bere un caffè. Scoperta un’affinità elettiva, abbiamo deciso di fare un tour di concerti in cui protagonisti eravamo solo noi con le nostre chitarre.» Il risultato son stati il cd “Multishow ao vivo” con relativo DVD e i complimenti di Veloso: «Maria Gadù è una persona con un’autentica vocazione per la musica. La prima volta che l’ho vista sono rimasto abbagliato.»
Un feeling particolare Maria ce l’ha anche con l’Italia, dove è venuta per la prima volta a 19 anni per riprendersi dalla depressione per la morte della nonna (cui ha dedicato la canzone “Dona Cila”). «Avevo diciannove anni ed un mio amico mi ha convinto a seguirlo in Italia, a casa di suoi amici. E’ stato il periodo più bello della mia vita. A Valpolicella si mangiava, si beveva Amarone e si cantava. L’Italia mi ha salvato.» E’ tornata a cantarci più volte. Anche in compagnia del violoncellista valdostano Federico Puppi, che da qualche anno si è trasferito in Brasile.«Ci siamo conosciuti 5 anni fa a Rio.-racconta Maria- Lui suona benissimo ed ha collaborato con me nella realizzazione dell’album “Guela”. Ha anche una famiglia meravigliosa che ho conosciuta le volte che sono venuta a casa sua a Hone. Sono venuta sia d’estate che d’inverno, ed è stato bellissimo.»


Nell’ambito di un tour italiano che ha toccato anche Milano, Roma e Albenga, Maria si è esibita sul palco dello Splendor da sola, con le sue chitarre, per un concerto che l’ha messa a nudo (non a caso il tour si chiamava “Pelle”). E’, così, passata da “Shimbalaiê” alle cover di “Sina” di Djavan e “Trem das onze” del cantante paulista di origini italiane Adoniran Barbosa (hit in Italia nel 1966 col titolo di “Figlio unico”), dall’incantevole “Tudo diferente” alla dura “Axé acapella” (“È guerra, è dente per dente e strappa solo carne cruda”) in cui al suo “Bolsonaro no” in platea ha fatto eco un “Lula Libre” , a testimonianza del crescente malessere politico brasiliano. Ha cantato anche “Mundo Liquido”, di cui ad aprile ha pubblicato un video girato nel cuore della foresta amazzonica. «E’ un ritorno alle origini perché la mia famiglia viene da lì. Sono appassionata di antropologia e c’è da perdersi nei 305 popoli indigeni che abbiamo. Sono innamorata della storia del Brasile, 500 anni che non sono stati raccontati in modo veritiero. Soprattutto il Brasile pre-colombiano.» La conclusione con “A me ricordi il mare” di Daniele Silvestri, ha confermato il suo feeling con la musica italiana. «Oltre a Silvestri, mi piacciono Fabrizio De Andrè, Jovanotti, 99 Posse e Chiara Civello che è un’amica e con la quale ho duettato in tre canzoni.»