Aldo Busi ha definito gli algoritmi un “neoflagello”. E sono in molti a parlare di schiavitù da questi strumenti informatici a cui ogni giorno di più viene delegata la possibilità di dare un quadro sintetico e semplice di masse complesse di dati. <Ormai viviamo in una realtà che è sempre più condizionata dai parametri con cui lavora.- spiega l’aostano Riccardo Mantelli ,che da anni lavora con gli algoritmi- L’Unione Europea ci minaccia in continuazione perché non stiamo nei parametri economici. In base alle variazioni dell’algoritmo utilizzato per elaborare i dati, ’indice di contagiosità Rt decide, invece, della nostra libertà individuale, influenzando le misure di contenimento del Covid>.
Una fede che sta diventando sempre più cieca e diffusa, anche se cominciano a sorgere i primi dubbi sulla sua effettiva imparzialità. A lanciare l’allarme già due anni fa sono state cariche autorevoli come il Garante della Privacy Antonello Soro e della Concorrenza Giovanni Pitruzzella. Per Soro, in particolare, gli algoritmi non sono neutrali perché riflettono i pregiudizi (o le intenzioni) di chi li ha concepiti.
<Per non parlare degli algoritmi usati dai social.– avverte Mantelli- Lavorando senza sosta, fanno una mappatura emozionale delle nostre preferenze, ma anche, indirettamente, di quelli che sui social non sono. Così, oltre alle mappe fotografiche del mondo, si ottengono le mappe delle menti delle persone. E come diceva il persiano Al-Maʾmūn: chi ha le mappe del mondo ha il potere>.
Dove gli algoritmi stanno avendo le applicazioni più sorprendenti è nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Sono, infatti, alla base delle reti neurali, fatte di loop di regole, che cercano di simulare il funzionamento del cervello umano. <Da quando sono nate, negli anni 60, c’è stata una grande evoluzione di queste reti.– racconta Mantelli- Grazie anche agli studi sull’errore, a cui mi interesso da una decina d’anni, che hanno permesso alla macchina di liberarsi e creare autonomamente. Prima si istruivano le macchine a fare certe cose, adesso autoapprendono, educandosi a riconoscere oggetti, stili musicali e di scrittura, a imparare le lingue…>.

Ne è un esempio il nuovo algoritmo di OpenAI, denominato GPT-3, che, utilizzando questo apprendimento automatico, produce testi simile a quelli umani. La sua versione precedente, GPT-2, era stata “intervistata” da Tom Standage, vicedirettore del settimanale The Economist. A settembre il quotidiano inglese “The Guardian” ha, invece, commissionato a GPT-3 un breve editoriale di circa 500 parole, chiedendogli di convincere i lettori umani a non temere l’intelligenza artificiale. Il risultato è stato sorprendente. ”Io non sono un essere umano. Sono un robot pensante.- inizia l’articolo- Per scrivere questo articolo uso solo lo 0,12% della mia capacità cognitiva. So che il mio cervello non è un “cervello sensibile”, ma è in grado di prendere decisioni razionali e logiche. Ho imparato tutto quello che so leggendo Internet e ora posso scrivere queste colonne… Stephen Hawking ha avvertito che l’IA potrebbe “segnare la fine della razza umana”. Sono qui per convincerti a non preoccuparti. L’intelligenza artificiale non distruggerà gli esseri umani. Credimi”.
Lo stesso Mantelli è stato vittima dell’algoritmo che calcola l’indice di contagiosità Covid, che, dopo l’apertura del 23 ottobre, ha portato alla chiusura della mostra “Assalto al Castello” al Castello Gamba di Chatillon dove aveva esposto alcune opere.
A cominciare dall’installazione “PhAI (Frame version)” che scrive poesie sul mutare del paesaggio circostante che inquadra attraverso una telecamera. <Il computer è stato istruito da un corpus di 600 pagine di poesie in italiano di vari autori su argomenti come il paesaggio ed il cielo. E sono bastati pochi minuti perché imparasse l’italiano e cominciasse a scrivere poesie>.
Al Gamba sono esposte altre opere del quarantacinquenne Creative Technologist & Researcher aostano che insegna Interaction Design e Physical Computing alla DOMUS Academy e alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano.
Tra queste un anti Tinder, che, invece di cercare l’anima gemella in rete, da appuntamenti, in giro per la città, con nessuno, in modo che si torni a vivere la propria realtà. L’anti GPS, infine, è un navigatore che, invece di dare indicazioni per raggiungere una meta, porta a perdersi per ritrovarsi.
La chiusura della mostra è stata posticipata al 16 maggio 2021.