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Cantautori

Al festival RIVERBERI, Massimo Cotto conduce un Talk/concerto con Cristiano Godano, Omar Pedrini e Mauro Ermanno Giovanardi.

Generazione senza vento” era il titolo di un album live, pubblicato nel 2003 dai Timoria di Omar Pedrini, che si riferiva ad una generazione che vedeva l’unica possibilità di realizzarsi nella fuga in luoghi tra il reale e l’immaginario. Il titolo è rieccheggiato in quello, “Lieve e senza vento”, del talk/concerto ideato dal giornalista Massimo Cotto per il Festival “Riverberi-Storie di Comunità”, che dal 14 al 16 agosto si tiene ad Aosta.

Con Cotto, sul palco della Cittadella dei Giovani c’erano Cristiano Godano, Mauro Ermanno Giovanardi e lo stesso Omar Pedrini. Musicisti che, negli anni Ottanta, con la musica dei gruppi di appartenenza (Marlene Kuntz, La Crus e Timoria) sono stati la colonna sonora di questa generazione senza vento, creando una scena musicale accomunata dalla provenienza culturale («avevamo un retroterra underground») e dall’uso, nuovo per il rock, della lingua italiana.

«Anche se poi i sogni sono crollati, – ha osservato Cotto- e quell’alba che pensavi di vivere aveva in realtà i colori del tramonto». Aggiungendo: «Il senso dell’Artista è far riflettere la gente e porre delle domande. Qual’è la domanda più frequente che vi siete postri nelle vostre canzoni?»

Cristiano Godano

Al che Godano ha risposto: «Prima erano di natura estetica-etica, tipo: chi sono? Cosa sto facendo? Legati anche all’etichetta che mi davano di Poeta. Lo sono o non lo sono? Cosa vuol dire fare poesia?, mi chiedevo. Come i poeti noi scriviamo in versi, ma, poi, ci sono esigenze diverse. Adesso mi chiedo, invece, dove stiamo andando come umanità. In luoghi brutti, secondo me».

Esistenziali, invece, le domande di Giovanardi. Con una ricorrente: «Sono in grado di scrivere una nuova canzone?»

Mauro Ermanno GIOVANARDI

Per Omar Pedrini, infine, «scrivere canzoni ci è servito a risparmiare tanti soldi di psicoanalisi». E pensare che nel 2004, dopo il suo primo Sanremo, a causa di problemi cardiovascolari i medici gli dissero che non avrebbe più potuto cantare. «Sono 18 anni che faccio a pugni con la vita.- ha confessato- Mi ritengo una persona fortunata, perché l’età media di sopravvivenza di chi ha la mia patologia è molto bassa. Ho un problema congenito che mi ha costretto a sette interventi. Per l’ultimo pit stop sono uscito due giorni fa dall’ospedale. Il problema è che sul lavoro non posso fare progetti a lunga scadenza. Ormai per me e mia moglie Veronica la più bella frase d’amore non è “Ti amo”, ma “è operabile”».

Omar Pedrini

Nonostante i medici glielo avessero sconsigliato ha, pure, fatto i cori alla sua “Sangue impazzito”. E’ stata una delle canzoni eseguite unplugged durante una serata ad alto tasso di emotività. Godano ha cantato le sue “Notte”, “Osja, amore mio”, “La canzone che ho scritto per te” e “Padre e figlio”, mentre Giovanardi, oltre alle cover di “Se perdo anche te” e “La canzone dell’amore perduto” (introdotta con le parole: «La bellezza è qualcosa che riempie il cuore. E cantare De Andrè mi riempie il cuore») , ha interpretato le sue “Nera signora” e “Io confesso” .

Al termine di quest’ultima Pedrini ha recitato la poesia “A Sergèj Esènin” di Vladimir Majakovskij:La parola è un condottiero della forza umana. Che il tempo esploda dietro a noi come una selva di proiettili. Ai vecchi giorni il vento riporti solo un garbuglio di capelli. Per l’allegria il pianeta nostro è poco attrezzato. Bisogna strappare la gioia ai giorni futuri. In questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile.

Massimo COTTO

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