
Con il dessert “Le mystère de la maison“, scelto dal pubblico tra strati spumosi o croccanti, corposi o semipieni, freddi o roventi, si è concluso “Bach à la carte” lo spettacolo che Marco Augusto Chenevrer ha portato il 22 marzo alla Saison Culturelle.
E’ stata l’ultima portata di un menù (da cui il titolo) in cui lo Splendor Cusine Lab ha proposto da sei “piatti”, o meglio “servizi”: dall’iniziale “Amuse bouche- Cerviche de…sur la route blanche” all'”Allemande ou Circuits ou Silence en une consistance ou dans tous ses états ou sans consistance avec une ou plusieurs ou sans garniture.s”
Annunciati dai sei personaggi sul palco, i servizi sono stati votati dal pubblico con dei cartellini colorati consegnati all’entrata. Quali e quanti danzatori vedere, per esempio. Chenevrier o Alessia Pinto o l’israeliano Nitsan Margaliot, da soli o accoppiati in varia maniera. Ma, anche, che tipo di costumi si voleva che i danzatori indossassero. O non indossassero, perché coi cartellini rossi gli spettatori hanno potuto decidere quanta pelle vedere dei danzatori.
E, ancora, come ascoltare Bach. Più dinamico? Più declamato? E perché non distorcerlo, con l’intervento del live electronics? Mentre Serena Costenaro ha eseguito, infatti, le Suite di Bach in modo canonico, Pyur Sophie Snell ha sviluppato le armonie del violoncello in una serie di sonorità elettroniche.
«E’ un lavoro che si muove tra la musica di Bach suonata da Serena e quella elettronica di Sophie, le luci di Monica Bosso ed i movimenti coreografici che noi ballerini improvvisiamo.- ha spiegato il trentanovenne ballerino valdostano- Il titolo sintetizza la filosofia che da qualche anno sto portando avanti, concentrandomi sul rapporto di interazione tra pubblico e artisti sulla scena. Cosa succede se cambiamo le regole ed i cittadini/ spettatori/membri del pubblico non rimangono fermo ad ascoltare e guardare ma possono intervenire ed, eventualmente, cambiare lo spettacolo? Cosa succede se quel rapporto di potere, tra scena e spettatori, tra re e sudditi, viene messo in discussione, per riflettere sulle antiche gerarchie e per cercarne di nuove? Questi rapporti di forza corrispondono a rapporti di potere ben più complessi presenti nella realtà di tutti i giorni. L’approccio metateatrale vuole analizzare questo “specchio” che è il teatro per provare a riflettere ludicamente sul contesto in cui viviamo».

Un’evoluzione è evidente anche nel rapporto tra Chenevier e la musica di Bach: comparsa timidamente nell’Eckhart Project che nel 2015 portò alla Saison Culturelle, per evolversi nello spettacolo “Bach sonate e danzate” fino a questo “Bach à la carte”.
A Bach è legato anche il danzatore israeliano Nitsan Margaliot. «Vìve a Berlino dal 2014.– ha raccontato Chenevier- Ci siamo conosciuti lo scorso anno a Parigi, così ho scoperto che faceva anche lui un lavoro su Bach con un violoncellista».
Da 15 anni, infatti, il ballerino valdostano vive e lavora a Parigi. Con le compagnie Teatro Instabile di Aosta e Cie Les 3 Plumes da oltre un decennio ha, in ogni caso, organizzato e diretto in Valle d’Aosta eventi come il Festival Morg-Ex Machina, la rassegna itinerante “Le marmotte non dormono” ed il Festival T*Danse – Danse & Technologie – Festival Internazionale della Nuova Danza di Aosta (la cui prossima edizione sarà dal 1° al 7 maggio prossimi).