Qualche giorno dopo aver compiuto i 66 anni, il 31 marzo scorso Marco Jaccond ha inaugurato “Nostos– Ritorno”. Alla sua trentunesima mostra personale, per l’artista di Saint-Vincent sembra essere arrivato il momento dei bilanci, per cui negli spazi della Galleria Inarttendu, di Via Martinet, ad Aosta, ha tirato le somme di una trentennale carriera. Lo ha fatto esponendo una trentina di opere realizzate con tecnica mista (carte, tavole, tele e assemblaggi tridimensionali) nelle quali ha indagato il significato del percorso esistenziale, reinterpretando, in chiave contemporanea e personale, la nozione di nostos (“ritorno a casa”) propria dell’antico ciclo epico dei Nostoi (“Ritorni”), fondato sul tema letterario del rientro degli eroi greci in patria dopo la distruzione di Troia.
«Sto iniziando a lavorare sul viaggio circolare che è la vita di ognuno di noi.- ha spiegato- Per cui ho messo robe nuove in dialogo con opere precedenti, in modo da creare ponti spazio-temporali, come quello di Einstein, che permettano di passare dal passato al futuro».
Ne è un esempio il quadro “Nostos”, in cui ha applicato una sfera fatta quest’anno a della carta lavorata negli anni Novanta. O di “Come i cerchi sull’acqua 1913– 2023”, in cui la sfera è al centro del coperchio di un mastello fabbricato nel 1913.
Ricorrente nelle opere esposte, la sfera richiama lo sferos di Parmenide, forma ideale che sintetizza ed armonizza tutti gli elementi vitali. Sulle due di “Melencolia nostalgeia” sono applicati degli insetti in fibra di corda di Eleonora Ortu, anche loro ricorrenti in varie opere della mostra («segnano il tempo del viaggio e della caducità della nostra vita»).
Nel catalogo, impostato graficamente da Luciano Seghesio e Daniela Grivon e stampato dalla Tipografia Duc, Jaccond spiega: «La nostalgeia, parola composta da nostos (“ritorno a casa”) e algos (“dolore”) è il sofferto desiderio di accelerare il viaggio di ritorno, per ritrovare le proprie radici. Più che per raggiungere una meta, ci si muove per fare ritorno, secondo un percorso circolare, al punto di partenza, alla propria casa. Si affrontano l’ignoto, i pericoli, le prove impegnative e i propri fantasmi solo per riconquistare infine la propria casa interiore, arricchiti, si spera, da un po’ di conoscenza di sé».
I richiami al suo percorso artistico sono numerosi, rimandando a mostre come “Casanova: labirinto o Narciso”, “Salpare-Arenarsi”, “Carte di identità” e l’ultima, “Autour de Marcel Proust (1851-1922)” tenuta lo scorso anno nella Chiesa di San Lorenzo. Sono particolarmente evidenti nei quaderni di appunti che si potranno sfogliare al piano superiore della galleria.
La mostra, a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 1° maggio.