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MUSICA INDIE

Pochi ma buoni per “Babilonia e Poesia” degli AFRICA UNITE allo Splendor di Aosta

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1 Madaski fotoIl destino del concerto che gli Africa Unite hanno tenuto il 26 luglio allo Splendor di Aosta, per Aosta Classica, era, in fondo, già scritto nel nome del tour: “Babilonia e Poesia”.

Nome importante per gli Africa Unite, visto che è il titolo del “disco del botto” che nel 1993 portò il “reggae di periferia” del gruppo di Pinerolo in giro per l’Europa ed al contratto discografico con la Polygram, con cui pubblicarono il successivo “In diretta dal sole”.

1 Naco fotoCosì importante che quest’anno, in occasione del ventennale, hanno voluto riproporre il tour che, all’epoca, aveva promozionato il disco, con la stessa scaletta (che oltre ai due album citati attingeva dal precedente “People Pie”), gli stessi fonici, gli stessi strumenti e gli stessi musicisti di allora.

1 Cato fotoEd è proprio nella title track del disco che Francesco Caudulo, in arte Madaski, vent’anni fa cantava che “la spinta” si era trasformata “in rinculo”, e che la Babilonia di un mondo alienato e massificato (“macina macina macina, intanto rimurgina”) rischiava di far smarrire la via. Una profezia che, in una calda notte di mezza estate aostana, è sembrata trasformarsi in una nemesi storica, visto che la Poesia e la Passione degli Africa hanno attirato nell’”acquario” asettico del nuovo Splendor solo 150 spettatori. Mentre, contemporaneamente, nella vicina area della Festa di San Giorgio e Giacomo, migliaia di persone mangiavano stocco e ballavano tarantella, e al Forte di Bard in 800 erano attratti dalle hit di Neffa e dai signori della movida valdostana.

1 Bunga foto«Vorremmo far rivivere al pubblico le sensazioni di quel periodo in cui sembrò che la musica “altra” potesse cominciare ad avere un futuro. – aveva detto il cantante Vitale Bonini, alias BunnaSensazioni che si riflessero in una musica carica di energia, consapevolezza, rabbia ed entusiasmo.»

Sensazioni che allo Splendor sono apparse ancora attualissime. Per una musica quanto mai coinvolgente e per testi (che in “Babilonia e Poesia” furono per la prima volta quasi tutti in italiano) che sembrano scritti oggi, come nel caso di “Nella mia città” (“poco da fare, la noia mi assale…Il lavoro è un’utopia, senza soldi in birreria”) o di “Molto importante” (“quelli che, come noi, vogliono continuare a vedersi, parlare, comunicare…Dai troviamo la soluzione,
dobbiamo far sentir la nostra voce per screditare l’opinione comune. Cantando,parlando,scrivendo”).

1 Max fotoParole che sembrano uscite dalle bacheche Facebook dei tanti giovani (e meno giovani) valdostani “alternativi” che, però, allo Splendor non si sono visti (come, del resto, quasi tutti i musicisti valdostani). Forse per non “dover pagare il caro prezzo del business 
sullo spettacolo”, forse perchè non attratti da un teatro sentito come luogo “istituzionale”, forse perchè sempre più anestetizzati dall’ “invasiva monocultura dell’happy hour/dj set di qualsiasi genere/simili”, come l’ha definita il bassista Alessandro Maiorino, che somiglia sempre più a quella che gli Africa Unite definivano “magica realtà virtuale per sognare,
per non pensare, benda sugli occhi, testa nella sabbia.”

1 Africa BW (by Gaetano Lo presti) P1110311Mai come questa volta, comunque, gli assenti hanno avuto torto perché il set degli Africa Unite è stato travolgente, anche perché la band era in realtà una vera e propria all stars di vecchi e nuovi membri riunitisi per festeggiare il ventennale. Accanto agli storici Bunna e Madaski (gli unici che da 32 anni ne fanno parte), sul palco c’erano, infatti, 
il percussionista Papa Nico, il batterista Sergio Pollone (già Fratelli di Soledad e Casino Royale), il chitarrista Max Casacci (Subsonica), il sassofonista Paolo “The Angelo” Parpaglione (The Bluebeaters) ed il bassista Gianluca “Cato” Senatore (The Bluebeaters).

La scaletta, partita con “Subacqueo” e “Nella mia città”, è finita con la storica “Human Rights”.  Due ore al fulmicotone che hanno fin da subito scatenato il pubblico presente, trasformando, per una sera, lo Splendor da luogo istituzionale ingessato a spazio “antagonista” vissuto, capace di creare sintonie vere ed emozioni non clonate. E questo, indipendentemente dal numero dei presenti, può considerarsi sicuramente un successo.


2 commenti

  1. Accidenti, Babilonia e Poesia.. Lo Splendor… manco da aosta da così tanto che per me lo splendor è due cose: “cocktail” con Tom Cruise alle medie e l’occupazione al liceo… Non mi esprimo sugli anni trascorsi da Babilonia e Poesia che mi sale l’ansia…
    Comunque leggere dalle tue parole ciò che di bello capita ad Aosta, fa quasi venire nostalgia! 😉
    Grazie per il link!

    1. Ti rinnovo i complimenti per il tuo blog, essendo così diverso dai miei interessi ha per me qualcosa di irresistibilmente esotico ed autenticamente concreto. Si sente che è fatto con cura artigianale ed amore. Bravissima Laura, persevera.

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