Il 7 luglio sono state 11 le band ed i dj valdostani e canavesani che si sono alternati nelle piazze d’Armi e di Gola del Forte di Bard per la prima Bard Fest, organizzata dall’Associazione Forte di Bard con il coordinamento artistico di Paolo Passanante.
A ben altre feste è, invece, abituato l’ospite d’onore dell’evento che, salendo alle 22.30 sul palco della Piazza d’Armi, ha infiammato i presenti. Il cinquantatreenne cantautore spagnolo Antonio De La Cuesta, in arte Tonino Carotone, è, infatti, originario di Pamplona, dove proprio in questi giorni si svolge la Fiesta de San Fermín, celebre perla corsa di tori per le strade cittadine.
«Non sono quasi mai mancato alla Festa, quest’anno, invece, l’ho dovuta seguire via web sul cellulare.– mi ha raccontato Carotone- Facendo l’Encierro mi sono spesso fatto male, più che per i tori per la gente, soprattutto turisti, che corre in preda al panico».
E’ vero che il tuo più grande successo “Me cago en el amor” è nato in un bar di Pamplona?
«Credo di sì, anche se non ricordo bene. So che l’ho scritta piangendo dentro il bagno di un bar. Mentre fuori impazzava la musica, io dentro piangevo in preda a pensieri tristi ed un sentimento di solitudine. E’ lì che è nata la parte italiana del testo che inizia coi versi “E’ un mondo difficile e vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”. “Me cago en el amor” è una mia espressione particolare che significa “me ne frego dell’amore”».
Nel tuo ultimo album ci sono canzoni come “L’ultimo cliente” ed “Il re del bar” che indubbiamente indirizzano verso un mondo etilico che ti è stato caro. E’ ancora così?
«Il titolo dell’album e del tour, “Etiliko romantico”, indica quanto mi piaccia il romanticismo della condivisione delle emozioni e dei sentimenti attorno ad un bicchiere di vino. Per un mondo dove, come canto, “i sogni giocano senza pietà e nuotano con onestà”. Una cultura che, però, è attualmente minacciata dalla tendenza al salutismo».
E’ il mondo dell’”Amico whisky” del suo beniamino Fred Buscaglione, cui nel 2021 ha dedicato un album in occasione del centenario della nascita. Da dove viene la tua predilizione per alcuni cantanti italiani?
«Quando ero ragazzo a casa non avevamo neanche il giradischi, per cui la cultura musicale ce la facevamo ascoltando la radio. Renato Carosone, evocato nel mio nome d’arte, è stato uno dei primi cantanti di cui mi sono innamorato. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, e sono stato a casa sua dove con poche parole mi ha spiegato tante cose. Buscaglione, invece, è morto prima che nascessi, per cui ci vedremo all’Inferno degli artisti. L’ho scoperto più tardi e mi ha fatto sognare tantissimo con canzoni che sono come un film continuo».