
Le venute in Valle d’Aosta del cantautore Vinicio Capossela si associano spesso ad eventi eccezionali. Fu così il 6 marzo 2020, quando il suo concerto al Teatro Splendor di Aosta, per la Saison Culturelle, fu annullato per le restrizioni dovute alla pandemia da Coronavirus, che di lì a poco avrebbe portato al lockdown. Ma ancora prima, il 3 agosto 2001, quando, dopo un paio di canzoni, un diluvio fece saltare l’impianto audio-luci del palco di Piazza della Cattedrale, e lui, incurante di tutto, continuò a cantare col megafono. Era stato in quell’occasione che se ne era uscito con la frase che “la canzone è un tentativo di epicizzare un luogo ed un tempo”. Tanto per non smentirsi è stato così anche il 29 luglio per il concerto al Forte di Bard inserito anche in questo caso nella rassegna “Aosta Classica”.
Dopo poco più di un’ora, sulle note di “Che coss’è l’amor”,la pioggerellina insistente che l’aveva accompagnato fin dall’inizio si è fatta temporale, costringendolo ad interrompere “in attesa di disposizioni”, per evitare danni all’amplificazione. Mentre la maggior parte del pubblico decideva di desistere, il cantautore si concedeva ad una session di foto ed autografi coi fans. Ad un certo punto, però, è spuntata una chitarra. E, poi, un sax e un violino. Finché con l’intero gruppo ha terminato in acustico il programma in scaletta, con il centinaio di coraggiosi fans in delirio.
In attesa del gran finale coi pezzi più trascinanti e conosciuti, il concerto era iniziato con una sequenza di brani dell’ultimo album “Tredici canzoni urgenti” con cui ha vinto per la quinta volta la Targa Tenco nella categoria “Miglior album in assoluto”.
Brani come “Staffetta in bicicletta”, “Sul divano occidentale”, “Gloria all’archibugio”, “La crociata dei ragazzi”, “Ariosto governatore”, “All you can eat”, “La cattiva educazione” ed una profetica “Cha cha chaf della pozzanghera” (“Nella pozzanghera scoppia il pozzacchio”).
Brani scritti fra febbraio e giugno del 2022 come conseguenza del momento storico che si stava vivendo. In particolare per lo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina. «Le canzoni– ha spiegato- sono nate dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche più stringenti che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e su cui si va abbattendo la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo “culturale”».
Canzoni nate dall’urgenza di dare voce ai problemi più stringenti dell’attuale momento storico: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio.

«Una volta mollata l’anima, diceva Henry Miller, tutto il resto viene di conseguenza.- ha commentato Capossela- In questa corruzione del sentire le canzoni possono avere un ruolo. E il suggestivo Forte di Bard con le sue storie di guerra, resistenza, prigionia e, oggi, di cultura e sensibilizzazione alle tematiche ambientali è la casa perfetta per svariate mie canzoni». Un’“inexpugnabile oppidum” nato per la guerra, il Forte,che si esaltò dopo l’invenzione della armi da fuoco. A partire dall’archibugio, noto anche come “cannone a mano”, che spazzò “cavalleria, pensiero, favella, sapienza e ragione. Sia maggiore la distruzione”. Canzone ispirata alle pagine in cui Ariosto individuò nella rivoluzione operata dalle armi da fuoco l’inizio di nuove e più terribili forme di devastazione. Finché, per evitare altre forme di devastazioni (all’impianto audio-luci), il concerto ufficiale è stato interrotto mentre iniziava la sequenza finale di alcuni classici del suo immenso repertorio: “Maraja”, “Bardamù”, “Ultimo amore”, “Camera a sud” e, appunto, “Che coss’è l’amor”. Ma, com’è noto, Vinicio difficilmente si arrende, ed ecco che “round midnight”, se ne è inventata un’altra delle sue.