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Il juke-box umano GIANLUCA “CATO” SENATORE all’Espace Populaire di Aosta

Tra gli anni Trenta e Settanta del Novecento l’immaginario musicale di svariate generazioni si sviluppò intorno al juke-box. Bisognava introdurre una moneta (anche se a Fonzie, nel telefilm “Happy Days”, bastava un pugno ben assestato) per mettere in azione il meccanismo a margherita dell’apparecchio che poneva sul piatto, per l’ascolto, il 45 giri preferito.

Sparito da anni da bar e locali pubblici, il 31 marzo il juke-box è tornato protagonista del secondo appuntamento della rassegna “Espace Ska & Beat” organizzata da Armando Martellini per l’Espace Populaire di Aosta. Non era un Wurlitzer o un Rock-Ola (le grandi case americane che lo produssero), bensì Gianluca “Cato” Senatore, juke-box umano, che, armato di chitarra elettrica ed una loop station per la ritmica, ha eseguite la canzoni selezionate dal pubblico tra una trentina di titoli.

«Ho iniziato a farlo nel 2009 per aprire i concerti della mia Soulful Orchestra allo “Spazio 211” di Torino.– mi aveva raccontato il quarantenne musicista torinese- Mi mettevo dentro una scatola di plastica in cui si infilava la moneta ed io uscivo da una tendina e cantavo la canzone selezionata.»

Il repertorio ha spaziato da “Insieme a te non ci sto più” a “Sarà perchè ti amo”, da “Questo piccolo grande amore” a “Cuccurucucù”. Il tutto reinterpretato con l’ironia e la bravura di un musicista che per 12 anni è stato il bassista degli Africa Unite e dal 2005 è il chitarrista ritmico di Giuliano Palma & the Bluebeaters. «Ho avuto la fortuna di iniziare alla grande.– ha ricordato- Nel 1992 sono, infatti, entrato nei Loschi Dezi, gruppo intorno a cui sono girati molti Mau Mau, Africa Unite, Max Casacci dei Subsonica e, addirittura, Luciana Littizzetto.» Tra la registrazione di un cd con Luca Morino dei Mau Mau ed un concerto coi Cletus del chitarrista Stefano Danusso, Senatore trova, ogni tanto, il tempo per fare lo human jukebox. «Mi piace far star bene la gente con spettacoli divertenti e suonati bene. Facendola circolare globalmente, Internet ha democratizzato e omologato la musica, solo quella suonata dal vivo rimane unica grazie alle sensazioni che riesce a trasmettere al pubblico. E queste non potranno mai essere “scaricate”

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