È arrivato ad Aosta domenica scorsa, e, con Mario Biondi, in città è arrivato il sole. In senso meteorologico, perché nuvole e pioggia finalmente sono sparite, ma, soprattutto perché “The Sun” è il titolo del suo ultimo lavoro in studio, che, pubblicato a gennaio, verrà promozionato con un tour estivo che, partendo il 14 giugno dall’Ippodromo di Milano per City Sound Festival, girerà le località più suggestive d’Italia, dall’Arena di Verona al Vittoriale di Gardone Riviera.
“Sun Tour” che Biondi ha deciso di mettere a punto proprio ad Aosta, nel cui rinnovato Teatro Splendor ha provato l’allestimento che la sera del 13 giugno si è potuto ammirare nella data 0 del tour che è stata inserita, come anteprima, nel cartellone della rassegna “Aosta Classica”. Perché Aosta?, gli abbiamo chiesto. «Il Tour aveva bisogno di una preparazione accurata in un posto tranquillo– ha risposto il quarantaduenne siciliano- per cui, dopo una decina di giorni di prove in un ex convento a Bertinoro, in provincia di Forlì, abbiamo finito qui, in una specie di ritiro spirituale, l’allestimento di quello che è un vero spettacolo. Perché il concetto che, in genere, è alla base di ogni mio concerto in questo caso é la solarità, per cui non ci limitiamo a cantare e suonare, ma balliamo, scherziamo , giochiamo in un clima molto caldo.»
Il plurale maiestatis che Biondi spesso usa vuole sottolineare la coralitá di un progetto in cui, nonostante la crisi ed iniziali propositi minimali, ha coinvolto una formazione allargata della sua storica band, gli Italian Jazz Players, che allo Splendor ha contato su Claudio Filippini (piano), Lorenzo Tucci (batteria), Tommaso Scannapieco (basso), Marco Fadda (percussioni), Daniele Scannapieco (sax), Gianfranco Campagnoli (tromba), Roberto Schiano (trombone), Michele Bianchi (chitarra), Ciro Caravano (tastiere) e Moris Pradella e Samantha Iorio (vocalist).
Alla presentazione, in anteprima mondiale, di “Sun” sul palco della prestigiosa Royal Albert Hall di Londra, era, invece, accompagnato, dagli Incognito di Jean Paul Maunick, alias Bluey, che l’album ha prodotto. Nell’occasione sul palco c’erano ospiti eccellenti come James Taylor, tastierista del celebre quartetto, che è una delle tante star che hanno impreziosito le registrazioni del cd, in cui compaiono, tra gli altri, la cantante statunitense Chaka Khan e lo “zio” Al Jarreau (così lo chiama Biondi, venendone ricambiato con l’appellativo di “Big Voice).
E’ un’ulteriore di dimostrazione del respiro internazionale del cantante siciliano, che è di casa nei salotti buoni della musica mondiale e già nel 2004, per il brano ”This is what you are”, lanciato dal famoso dj inglese Norman Jay nel suo programma alla BBC1, fu premiato dal Consolato britannico come simbolo degli scambi commerciali tra Inghilterra ed Italia.
«Sono un prodotto commerciale, magari di nicchia, ma che sta portando il nome dell’Italia nel mondo.– ha osservato Biondi- A Londra ho fatto 4000 spettatori alla Royal Albert Hall, cinque sold out al Blue Note di Tokyo e sto per sbarcare in Brasile e negli Stati Uniti.» Andrà sicuramente molto lontano con il concerto ammirato ad Aosta in cui è passato, elegante e sornione, dalla parte “solare”, in cui ha riproposto la scaletta di “Sun”, ad una più sentimentale, caratterizzata da pezzi come la cover di “Close to you”, per finire con la serenità delle hit che lo hanno portato al successo. Due ore e mezzo di spettacolo concluse con un “trenino” accennato con i bravissimi orchestrali, che la dice lunga sul loro affiatamento e sullo spirito giocoso del tour.