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Cantautori

SUCCESSO (non nel senso di participio passato) di NICCOLO’ FABI allo Splendor di Aosta

Fabi 2017 blog er.jpgIn Valle è venuto raramente, ma ogni volta è stata un’esperienza indimenticabile. Come per l’intimo Acoustic Cafè che, nel giugno 2012, tenne nella Piazza di Gola del Forte di Bard col giornalista Ezio Guaitamacchi. O il concerto del luglio 2015 ai 1500 metri di Ozein, interrotto da un violento temporale mentre cantava “L’amore non esiste”.

Fabi blog ok nder.jpgHa lasciato il segno anche il concerto che, la sera dell’8 febbraio, il cantautore romano Niccolò Fabi ha dato al Teatro Splendor di Aosta per la Saison Culturelle. «Si può considerare il primo concerto ufficiale ad Aosta.- ha chiosato il quarantottenne musicista prima del concertoÈ uno dei regali di questo meraviglioso tour seguito alla pubblicazione di “Una somma di piccole cose”, il mio disco più anti commerciale che si è rivelato quello che mi ha dato più soddisfazioni

Nella settimana del Festival di Sanremo, ad Aosta Fabi ha, infatti, dato la dimostrazione che i numeri in Italia si possono fare anche con la qualità di un disco fatto nella solitudine di un casolare nella valle di Baccano, vicino Roma, con lo stesso spirito di quando, da ragazzino, registrava demo artigianali nella sua stanza, per conservare la magia che accompagna l’istante della creazione. «Il fatto che questo disco sia nato nella maniera più rilassata mi ha dato una maggiore libertà, ed è stato come se la gente pretendesse da me questa libertà. L’intimità che vi si respira è legata ad un modo di parlare delle cose che va quasi sempre a terminare nei luoghi più intimi nel nostro animo, dove ci sono le nostre paure più grandi.»1 Fabi DSCF2218.jpgIntima è stata anche l’atmosfera che si è respirata in uno Splendor pieno come raramente si è visto in questa Saison. Merito delle atmosfere sonore oniriche create con la band del cantautore Alberto Bianco che comprendeva i polistrumentisti Damir Nefat, Filippo Cornaglia e Matteo Giaiè una formazione di ragazzi torinesi con cui mi sento particolarmente a mio agio») . Ma merito, anche, di testi spudoratamente sinceri, che, facendo la spola tra l’Io e il Noi, hanno affrontato temi di impegno civile (“Ha perso la città”), l’amore (“Mimosa e “Una mano sugli occhi”) e, soprattutto, hanno avuto la virtù magica di far intravedere la possibilità di altri mo(n)di: di far musica, di stare insieme , di essere.1 Fabi DSCF2236.jpg«La musica può essere un tappeto su cui più persone, camminando assieme, traggono un sollievo. Ecco perché, alla fine, ho inserito nel cd Vince chi mollache è un po’ come consegnare al pubblico una mia Tac. Più che una canzone, è un flusso di coscienza che parte da quello che ho imparato quando ho avuto degli attacchi di panico. E inutile contrastare quella terribile sensazione, meglio mollare. E’ lasciando tutto fluire, che la si vince.»1 Fabi ok DSCF2178_edited-1.jpgVincente è stato anche il flusso musicale creato sul palco dello Splendor col suo gruppo, che, a tratti, ha ricordato le atmosfere minimal-psichedeliche dei romani Mokadelic con cui Fabi, nel dicembre 2008, si esibì al 18° “Noir in Festival” di Courmayeur per eseguire la colonna sonora di “Come Dio comanda” di Gabriele Salvatores.1-fabi-dscf2161«Sono nato batterista, per cui, nonostante nel cd siano spesso solo chitarra e voce, le canzoni hanno tutte una ritmicità abbastanza determinante. Anche le melodie se ci fai caso raramente sono “dritte”. Io sono nato più con Joni Mitchell e Neil Young che con Sufjan Stevens e Bon Iver, però il linguaggio del nuovo indie folk anglosassone mi intriga particolarmente perché unisce a quelle radici delle sperimentazioni sonore che mi affascinano1-fabi-dscf2212

Come mai non citi mai autori italiani tra i tuoi riferimenti? «I cantautori classici italiani hanno spesso un bagaglio letterario bello ma ingombrante, quindi la mia sfida è stata mettere delle parole italiane su un approccio melodico-ritmico che ha un po’ più di black e funk dietro. E in questo campo di italiani non ce ne sono tanti. La grammatica del mio scrivere testi è forse influenzata da Ivano Fossati, mentre musicalmente sono un po’ più debitore del sound dei primi anni ottanta dei due Lucio: Dalla e Battisti. Battisti soprattutto, che nel modo di far viaggiare melodie ed armonie è sempre stato molto legato alla musica nera

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