“Il Cinema è il Cinema”. Il titolo è stato già usato trent’anni fa da uno dei suoi registi preferiti, Jean-Luc Godard, ma, per il libro recentemente pubblicato per la End Edizioni, Michelangelo Buffa l’ha voluto riproporre proprio per sottolineare l’impossibilità di darne una definizione.
Anche da parte di uno, come lui, che al Cinema ha dedicato oltre mezzo secolo di vita. Come cinefilo e filmeur, ma soprattutto come appassionato. Uno che si è sempre orientato nelle città in base alla presenza dei cinema e che ancora oggi, in piena era digitale, sente in testa il “meraviglioso ronzio della pellicola della cinepresa in azione”, il saccadé come lo definiscono i francesi.
«Il cinema è quando le tante componenti che lo compongono non si percepiscono separate.- spiega- Non sempre è così, infatti trovo azzeccato il titolo della rivista Cinema & Film, perché non tutti i film sono cinema.»
La sua risposta è, naturalmente, più articolata nelle 284 pagine di un libro diviso in due parti. La prima è dedicata alle recensioni che il Buffa cinefilo ha scritto per riviste prestigiose come Filmcritica e Panoramique (“essere un cinefilo significa leggere e interpretare il mondo attraverso il cinema, attraverso la finzione cogliere la verità della vita”). La seconda al Buffa filmeur, per il quale l’obiettivo della cinepresa è una sorta di terzo occhio di vetro, che finisce, inesorabilmente, per rivolgere verso se stesso. «Perché si può parlare veramente solo di sé stessi. Obbligandoci a divenire spettatori di noi stessi, il cinema ci impone, infatti, una pausa nella quale ripensarci, inquadrando meglio il mondo e noi nel mondo.»
Il libro ha un’introduzione di Steve Della Casa, critico cinematografico torinese che dal 1994 conduce su Radio 3 “Hollywood Party”. Con lui Buffa ha aperto, nel 1974, il Movie Club, il più importante cineclub italiano, e con lui il 18 maggio, alle 16.30, presenterà il libro nello Spazio Eventi del Salone del Libro di Torino. «Buffa è uno spirito libero– ha scritto Steve- uno dei pochi a mia conoscenza che potrebbe dire questo di se stesso senza suscitare risate di scherno. E proprio perché potrebbe farlo, non lo farà mai.»