E’ morto nel sonno MARIO TREVISAN. Aveva settantasette anni, e nella notte del 10 ottobre si trovava nella sua abitazione di Via Brean, la stessa dove nel settembre 1999 aveva avuto l’ictus cerebrale, che, non preso tempestivamente, lo aveva fatto sparire dalla luce dei riflettori in cui fino ad allora era vissuto. Ufficialmente impiegato dell’USL Valle d’Aosta, in realtà era conosciuto dai valdostani per la quarantennale attività che lo aveva visto organizzare, condurre e animare ovunque in Valle ci fosse spettacolo e sport. Aveva ancora i calzoni corti quando, negli anni Cinquanta, aveva cominciato ad animare le feste patronali aostane, finché il Maestro Berto Berti gli aveva fatto fare il salto di qualità lanciandolo come presentatore dei “Martedì Musicali” del Cral Cogne, l’evento spettacolare dell’Aosta del boom economico. Da allora ovunque in Valle ci fosse spettacolo e sport, Trevisan era lì con cordialità, arguzia e consumato mestiere. Di origine veneta, ripeteva spesso che «Se Vesan è valdostan, mi- che son Trevesan- son tre volte valdostan». Nei primi anni ’70, quando gestiva il “Moog” (il primo dancing moderno aostano), aveva spesso ospitato i Pooh, che nel 1997 aveva riabbracciato sul Monte Bianco, in occasione della loro esibizione che aveva aperto quell’edizione di “Telethon”, manifestazione di cui per quattro anni è stato uno dei principali animatori in Valle. Negli ultimi anni, pur emiplegico e privato della sua virtù principale, la parola, era presenza fissa nel centro di Aosta, dove richiamava l’attenzione dei conoscenti con un “hey, hey” imperioso, per, poi, intrattenere discussioni in cui ripeteva “tico tico”, l’unico brandello di parola salvatosi dall’afasia. Tico tico, Mario.
