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Libri ROCK

“ESPERIENZE ROCK SOTTO LA MOLE” di Roberto Mazzanti

ROBERTO MAZZANTI

Alle 18 di venerdì 25 novembre, alla Biblioteca Regionale di Aosta, Roberto Mazzanti presenterà il suo secondo libro: “Esperienze Rock sotto la Mole”. Saranno con lui Giorgio Negro, Marco Jaccond e Gaetano Lo Presti, che aiuteranno il sessantacinquenne musicista torinese, da quasi quarant’anni in Valle, ad amplificare il suo meticoloso racconto della musica che si è fatta a Torino tra il 1965 e l’85, inquadrandolo in un’ampia cornice sociale e di costume (dalla moda ai negozi di dischi, dalle radio libere alle sale da ballo).

Giorgio NEGRO, Marco JACCOND, Gaetano LO PRESTI e Roberto MAZZANTI

E’ quello che Mazzanti ha fatto nelle 308 pagine del volume edito da Susil Edizioni. Lo apre, infatti, precisando che «questo non è l’ennesimo libro sulla storia del rock, ma la ricostruzione di un’epoca in cui tutto era possibile, o quasi». Aggiungendo: «ogni generazione ha la musica che merita». Evidentemente agli italiani figli del boom economico, anagraficamente collocati tra il 1950 e il 1970, è andata benissimo, travolti, come furono, da uno «tsunami musicale che, tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta , sconvolse il pianeta con un’intensità ed una creatività che non hanno eguali negli ultimi quarant’anni di storia».

«C’era fame di novità e di conoscenza.- spiega Mazzanti- E, soprattutto, di fare. A volte anche, di strafare, ma sempre con una certa onestà intellettuale. All’epoca era tutto genuinamente ed ingenuamente vero».

Quanto in Italia il fenomeno viaggiasse a cavallo fra la politica ed il sociale lo testimoniano i racconti degli scontri tra autoriduttori e polizia, con lancio di lacrimogeni, sassi e bombe molotov, che devastarono alcuni concerti, come quello dei Traffic, al Palazzetto dello Sport del Parco Ruffini.

24 marzo 1975 – Autoriduttori al concerto torinese dei Genesis

O l’austerity, seguita alla crisi petrolifera del 1973, che il 3 febbraio 1974 costrinse Mazzanti a farsi svariati chilometri a piedi, sotto la pioggia, per andare a vedere i Genesis («però ne valse la pena»).

Accuratissima la ricostruzione della scena musicale torinese, dai gruppi più affermati (Arti&Mestieri, Alluminogeni, Circus 2000, la Strana Società, Franti, Negazione, Statuto, Righeira) a quelli che non ce l’hanno fatta, ma che, magari, hanno le copertine dei loro dischi valutate dai 3 ai 6000 euro.

ARTI & MESTIERI

Figlio di Dick Mazzanti, mitico pioniere del jazz italiano (a cui, nel 2018, ha dedicato il libro “Dick Mazzanti, una vita a ritmo di swing”), tra il 1972 e l’86 anche Roberto ha militato, come tastierista, in gruppi come 3nd Generation, Il Ghetto, Il Triangolo e gli Apnea.

Fondatore di questi ultimi era il batterista Paolo Pininfarina, attuale presidente dell’omonimo gruppo industriale. E nel libro si racconta di quando i loro padri, Sergio Pininfarina e Dick Mazzanti, che erano amici, andarono a sentirli provare. «Mio padre era divertito perché vedeva che eravamo molto presi. In casa avevamo sempre suoi amici musicisti, per cui a 6 anni mi ha dato le prime dritte per suonare. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta i dischi che io e mio fratello Guido mettevamo a casa gli facevano storcere non poco il naso, ma nel febbraio 1976, con gli Apnea, mi fece fare una serata progressive allo Swing Club, il tempio del jazz torinese».

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