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Cantautori

Così parlò ELIO ad Aosta prima di ricordare ENZO JANNACCI con lo spettacolo “Ci vuole orecchio”.

Ci vuole orecchio. Ma anche coraggio, ironia e talento per affrontare il repertorio di Enzo Jannacci. E chi meglio di Stefano Belisari, che per quarant’anni è stato il dissacrante Elio delle Storie Tese, avrebbe potuto farlo? E’ nato così lo spettacolo “Ci vuole Orecchio- Elio canta e recita Enzo Jannacci” che la sera del 24 novembre ha portato al Teatro Splendor di Aosta per la Saison Culturelle.

«Sono cresciuto ascoltando Jannacci.– mi ha confessato- Anche perché mio padre era suo compagno di classe al liceo classico Berchet di Milano. In casa avevo tutti i suoi dischi, e, ascoltandolo fin da piccolissimo, è diventato parte di me. Volevo cantare Jannacci da anni, finché non me l’ha proposto Giorgio Gallione, che nello spettacolo alle canzoni ha alternato monologhi nello spirito di Jannacci scritti da me o da suoi compagni di strada: da Umberto Eco a Dario Fo». Di Elio sono, per esempio la fiaba della buonanotte( che inizia con “c’era una volta un autoarticolato”) e la storia della rapina in banca di una mucca (durante lo spettacolo ha, tra l’altro, indossato un cappello a forma di mucca ed ha citato più volte il vaccodromo di Aosta, dove, con le Storie Tese, si era esibito nel 1996). Di Eco, invece, il tentativo di rendere auliche le bestemmie: “Smettila, pezzo di merda= La smetta, segmento cutiforme del processo finale di un complesso processo metabolico”; “Quello lì è un grandissimo figlio di puttana= Il tale nel suo giorno natale era unito da cordone ombelicale a una signora che aveva saputo condurre la poliandria a manifestazioni quasi frenetiche”.

Le canzoni, invece, hanno cercato di ricostruire ii vari periodi di Jannacci, tralasciando molti dei suoi brani più popolari, e, quindi, difficilmente interpretabili se non cadendo nell’imitazione, a favore di altri, poco conosciuti dal grande pubblico ma altrettanto interessanti, come “Sopra i vetri”, “Saltimbanchi”, “T’ho compraa i calsett de seda”, “Taxi nero” e la conclusiva “Quando il sipario calerà”. Tutti resi al meglio grazie agli arrangiamenti di Paolo Silvestri ed alla bravura di un ensemble che odora di jazz formato da Alberto Tafuri (pianoforte), Martino Malacrida (batteria), Pietro Martinelli (basso e contrabbasso), Sophia Tomelleri (sassofono) e Giulio Tullio (trombone).

«Facendo questo spettacolo mi sono accorto che con Enzo avevamo molte cose in comune.- ha continuato Elio- Entrambi siamo laureati: lui in Medicina, io in Ingegneria. Entrambi diplomati in Conservatorio. E, poi, abbiamo tanti interesse comuni che non hanno niente a che fare con la musica. L’esigenza di essere originali ci ha portati verso un tipo di surreale umorismo dell’assurdo che ci ha permesso di sdoganare musica a volte molto evoluta. Come faceva Frank Zappa, uno dei miei modelli. Ecco, per certi aspetti, Jannacci potrebbe essere lo Zappa italiano».

Come i futuristi (movimento cui Elio ha dedicato uno spettacolo rappresentato anche ad Aosta nel 2009), lui e Jannacci hanno spesso cercato di provocare il pubblico, in modo che reagisse, non limitandosi ad un ascolto passivo. «Penso, purtroppo, che il livello di gusto ed attenzione del pubblico si sia abbassato in maniera drammatica. Un po’ come i laghi che, per i cambiamenti climatici, si sono asciugati. Un termometro sono i paragoni tra le classifiche discografiche del 1972 e quelle attuali. Ancora un po’ e ci troviamo la musica dei videogiochi».

Elio è indissolubilmente legato ad Aosta dal ricordo di quanto avvenne la notte dell’11 novembre 2009, quando portò sul palco del Giacosa lo spettacolo “Fu-turisti”. «Quando sono tornato a casa ho trovato mia moglie Camilla che aveva rotto le acque. Così non sono andato a letto e il giorno dopo sono nati i miei due figli: Dante e Ulisse».

Il successo in uno Splendor stracolmo ha confermato il cammino trionfale dello spettacolo («Siamo in giro da un anno e mezzo e sta andando benissimo. Con mia sorpresa anche al centro sud»), e, per una volta, smentito la tendenza a trasformare il teatro in una “parentesi fastidiosa tra le chiacchere iniziali e la pizza”.

SCALETTA DELLO SPETTACOLO- 1. Saltimbanchi 2. Jannacci, arrenditi 3. Ci vuole orecchio 4. Silvano 5. Sopra i vetri 6. Aveva un taxi nero 7. La Luna è una lampadina 8. T’ho cumpràa i calsett de seda 9. L’Armando 10. El portava i scarp del tennis (accenno) 11. Faceva il palo 12. Son s’cioppà13. Parlare con i limoni 14. Vivere 15. Quando il sipario calerà 16. L’importante è esagerare

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