Perché un soprano affermato come Anna Pirozzi è tornata a cantare ad Aosta? Lei che il 25 febbraio scorso ha coronato il sogno di tutti i cantanti lirici debuttando alla Scala come protagonista de “I due Foscari”. Lei che è contesa nei teatri di tutto il mondo come interprete verdiana di riferimento. Lei che ha cantato con Placido Domingo e Leo Nucci, ed è stata lanciata nel giro grosso da Riccardo Muti con una folgorante Abigaille in un “Nabucco” a Salisburgo. La risposta è semplice: se il 6 maggio è tornata a cantare ad Aosta, in un Teatro Splendor ormai piccolo per lei, in una Saison Culturelle nella quale, alla presentazione, le hanno perfino sbagliato il nome e per i valdostani (tutti, anche quelli che continuano a pignoleggiare sul fatto che sia nata a Napoli) è perché lei si sente profondamente valdostana. Inevitabilmente, visto che ad Aosta ha vissuto per 25 anni, ponendovi le basi artistiche della folgorante carriera. «Fu a 24 anni che tentai la carta dell’Istituto Musicale di Aosta- ricorda- Più che altro volevo imparare a leggere la musica, e all’esame di ammissione cantai l’Ave Maria di Gounod, l’unico pezzo classico che conoscevo. Bastò perché il docente Marco Ricagno capisse che avevo una predisposizione naturale alla lirica, della quale mi sono subito innamorata.»
Dopo il diploma e anni di studio “matto e disperato” con vari insegnanti, tra cui l’amico Federico Longhi, Silvana Moyso e Mirella Freni, nel 2009 arrivò la vittoria al Concorso “Battistini” di Rieti, con “Tacea la notte placida” di Verdi e il salto di qualità. Da allora Verdi è stato il suo nume tutelare, facendo da fil rouge anche al concerto dello Splendor in cui alcune sue arie si sono alternate a pezzi strumentali (come la Sinfonia dal “Nabucco” o il Preludio dall’ “Attila”) interpretati impeccabilmente dall’Orchestre du Conservatoire de la Vallèe d’Aoste diretta dalla brava Stéphanie Praduroux.
La Pirozzi è così passata, da par suo, dall’appassionata Elvira dell’Ernani di “Surta è la notte” alla perfida Lady Macbeth di “Nel dì della vittoria”, dalla nobile Elena di “Mercè dilette amiche” da “I vespri siciliani” alla donna Leonora della bellissima “Pace mio Dio” da “La forza del destino”. Pezzi che hanno messo in risalto la maturità di una cantante capace di affrontare con rilassato virtuosismo qualunque asperità di un repertorio, in genere, accuratamente evitato da moltissime colleghe meno dotate. Gli scroscianti applausi che hanno sottolineato le sue uscite si sono fatti torrenziali per il bis a sorpresa concesso con il trascinante duetto “Udiste? Come albeggi”” da “Il Trovatore”, interpretato con il “Conte” Federico Longhi, il baritono di Montjovet anche lui aduso a ribalte internazionali.